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Liste di attesa, la protesta di una mamma: «La Regione nega assistenza logopedica a mio figlio»

La Redazione
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Liste di attesa
In una video denuncia Luciana Natuzzi, madre santermana di un bambino di circa 6 anni, denuncia i problemi alle liste d'attesa ma anche alla decisione della Regione di revocare la convenzione con un centro specialistico
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Sta facendo molto rumore, da alcuni giorni a questa parte, la video denuncia di una madre santermana, Luciana Natuzzn

Alla base del problema uno dei classici problemi che affliggono la nostra società: i ritardi della sanità (collegati anche alle lunghe liste d’attesa) e le inefficienze burocratiche.n

Il figlio della sig.ra Natuzzi ha infatti manifestato, circa due anni e mezzo fa, piccoli ritardi nel linguaggio. Dopo alcuni consulti con logopedisti la famiglia – tenendo conto della fase evolutiva del bambino – ha deciso di intervenire con trattamenti mirati per cercare di limitare prima e risolvere questi ritardi.
Di qui l’amara scoperta: i tempi di attesa – indicati dal distretto di neuropsichiatria infantile – non sarebbero stati inferiori ad un anno.n

Difronte a tale notizia la famiglia del bambino, che ora ha circa 6 anni ed è in procinto di frequentare la scuola primaria, non ha – giustamente – voluto aspettare i tempi della burocrazia e si è rivolta ad un centro specializzato convenzionato non ubicato in Puglia.n

Fortunatamente la terapia ha cominciato a dare i suoi frutti.n

Fin qui, tutto, sembrava volgere per il meglio almeno fino a quando, la Regione Puglia– come denunciato nel video – avrebbe deciso di revocare la convenzione con questo centro richiamando tutti gli utenti della ASL BA a far capo al proprio servizio di psichiatria.n

«Il CUP (centro di unico di prenotazione ndr) della ASL e le agende di prenotazione – denuncia Luciana Natuzzi – sono sature e non prima di agosto si riuscirebbe ad inserire mio figlio nelle liste di pazienti che potranno usufruire di queste cure da parte della Regione. In più la presa in carico non avverrebbe prima di un anno».
«Vi lascio immaginare il disagio che noi famiglie sopportiamo. Questo cambio di assistenza specialistica – che comporta ovviamente il cambio anche delle figure professionali che fino ad ora l’hanno assistito – comporterà una nuova fase di adattamento al trattamento in una fase evolutiva in cui non servirebbe più».n

«Vorrei, con questa mia denuncia, creare un canale di informazione ma soprattutto una catena di solidarietà per tutte quelle famiglie che hanno avuto a che fare con questo settore della ASL che è lacunoso da anni. Sono anni che le liste d’attesa non consentono di fruire di un servizio prima di 20 giorni o di un mese e mezzo. Tutto questo è assolutamente inconcepibile. E’, questo, un settore della nostra sanità che andrebbe immediatamente potenziato»n

«Chiedo inoltre a tutti di non far finta di nulla in quanto, un problema che oggi la mia famiglia e tante altre pugliesi stanno vivendo, ma è pur sempre un problema che nel futuro potrebbe riguardare anche altre famiglie».n

«La Regione – revocando quella convenzione – ci sta scippando del diritto di poter scegliere dove e da farci curare».n

n «Invito – conclude Luciana Natuzzi – tutte le famiglie che, come la mia, vive questansituazione paradossale a farsi avanti perché solo insieme possiamo far sentirenla nostra voce e dare, alle nostre richieste, le risposte concrete che noi e innostri figli meritano in quanto diritti costituzionalmente riconosciuti».n
n

A mobilitarsi dopo questa denuncia è l’onorevole Nunzio Angiola (gruppo Misto).n

«Non si tratta di creare una rete di solidarietà, a favore dei genitori e dei bambini. Serve una risposta urgente, chiara ed efficace da parte della politica e delle istituzioni» – commenta Angiola.
«Il diritto alla salute di tutti e dei bambini in particolare è un diritto inalienabile. Va preservato a tutti i costi! Deve stare a cuore a tutti. Le famiglie hanno diritto a fare curare i bambini dove ritengono che i bambini rispondano meglio. Nel caso dei bambini, come il figlio di Luciana, l’empatia e la compliance con il terapista è di vitale importanza. Non si possono – commenta ancora il deputato santermano – obbligare i bambini ad adattarsi ad un nuovo percorso terapeutico».

«Sono intollerabili i ritardi denunciati da Luciana Natuzzi nella presa in carico dei bambini (circa un anno), per cominciare il percorso terapeutico. Non solo ci si vede costretti a rivolgersi a centri privati, ma, al danno si aggiunge la beffa, nemmeno ai privati la Regione Puglia dà la possibilità di rivolgersi. Questo settore della sanità pugliese, cioè quello della neuropsichiatria infantile è deficitario e lacunoso da questo specifico punto di vista. Occorrono risposte immediate».n

«Ho già scritto al Presidente Emiliano. Porterò – afferma Angiola – la questione in Parlamento, quest’oggi».n

lunedì 17 Febbraio 2020

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